Il fine settimana passato porta con sè tanti itinerari.
Ho portato con me tutta la voglia di capire e di recuperare il tempo perso.
Sono stata a vedere una mostra, un collettivo di artisti vari, che interpretavano il disegno.
Una mostra nel cuore di Milano, di una Milano che fa convivere un po’ distratta il timido tratto di matita di un’artista russa che lascia intravedere, con tre al massimo quattro linee, una donna accucciata ed un gatto che dorme fra le sue gambe e le cornicette da rosario di un artista giovane e pretenzioso italiano che omaggia donne e cose del suo presente con colori sguaiati e con tratto sapiente.
Segni. I segni di un artista navigato che decide di descrivere l’interno degli alberi e quelli di una ragazza che su mattonelle di gesso fa emergere mani, braccia, corpi che spariscono nella stessa mattonella.
Segni che ho portato con me, a passeggio per tutto il fine settimana, mostrando loro i miei segni e le mie speranze. I miei colori e le parole che non ho detto e non ho scritto.
Rientrando a casa, dopo aver fatto un tuffo in uno dei bar affollati di aperitivi della città, e avendo constatato che nonostante le premesse il bar non era male, con tavoli e ambiente da vecchia bettola e con olive grandi quanto castagne, ho annusato la pioggia e le strade silenziose di un sabato sera. La metropolitana era assonnata, nonostante fosse l’ora di cena, la gente silenziosa guardava nel vuoto. Solo una bimba sgranocchiava salatini, occhi negli occhi col padre, giovane e slavo, che le parlava con la bocca piena.
Verso casa pensavo a quello che mi sono persa negli anni, ai segni che ho smarrito, a quelli che ho ritrovato.
Ho udito i miei passi nel silenzio e le fronde degli alberi cariche di pioggia.
Quegli artisti avevano taciuto, dimenticato di toccare un tema.
C’erano il sesso, la paura, il machismo, la vita comune, le donne e le loro paure, il pugile suonato, i bambini muti, la natura vera e quella sognata. Mancava la guerra, le sue linee dure e il suo tragico presente.
Mancava inspiegabilmente, come se i giovani non avessero avvertito questo urlo dall’interno della terra.
E questa tragica assenza mi ha ricordato che anche l’arte è interpretazione, forse non l’avevo vista io la guerra. O forse semplicemente gli artisti non volevano vederla; alcuni di loro ce l’hanno negli occhi ancora e la scacciano con forza, scegliendo tratti diversi, usando macchie di colore per cancellarla.
Forse.
Eppure esiste ed è alle frontiere.
E il nostro paese si appresta anche a foraggiarla ancora (qui).
Stamattina c’è il sole. Anche il cielo prova a far dimenticare la pioggia.
(E.)
questa foto la adoro, è una biblioteca di berlino se non ricordo male..
sotto le macerie c’è sempre qualcosa che può rinascere
di che mostra si trattava?
Sì, Night.
Offender, era (ultimo giorno sabato) “Segni” alla Galleria San Lorenzo.
Vi consiglio, milanesi all’ascolto, sempre alla galleria suddetta, di andarci il 15 Dicembre, per “Art for Children”, un albero di natale con opere di artisti appese a mò di decorazioni. Ovviamente iniziativa benefica.
berlino…già!!!
si foraggia la bestia da ingrassare.
Di Bestia si tratta. Mi chiedo quando sfuggirà di mano al suo “padrone”.
L’Orrore non ha per padrone altri che se stesso.
Michi ma anche noi siamo padroni di noi stessi…
beh, Offender, sono contenta per te che tu abbia questa visione idilliaca dell’identità umana.
facciamo l’amore non la guerra, vecchio detto indiano
facciamo l’amore non la guerra, vecchio detto sempre attuale
Bello post miloaneso:)
La guerra alle porte?
😦
Per non dimenticare:
nel mondo sono in corso 29 guerre. Il quadro della situazione all’inizio del 2007 era la seguente:
1. Iraq 80 mila morti dal 2003
2. Israele-Palestina 5 mila morti dal 2000
3. Libano 1.200 dal 2006
4. Turchia-Kurdistan 40 mila morti dal 1984
5. Afghanistan 25 mila morti dal 2001
6. Pakistan-Waziristan 3 mila dal 2004
7. Pakistan-Balucistan 450 morti dal 2005
8. India-Kashmir 90 mila morti dal 1989
9. India-Nordest 50 mila morti dal 1979
10. India-Naxaliti 6 mila morti dal 1967
11. Sri Lanka-Tamil 68 mila morti dal 1983
12. Birmania-Karen 30 mila morti dal 1988
13. Thailandia-Sud 2 mila morti dal 2004
14. Filippine-Mindanao 150 mila morti dal 1971
15. Filippine-Npa 40 mila morti dal 1969
16. Russia-Cecenia 250 mila morti dal 1994
17. Georgia-Abkhazia 28 mila morti dal 1992
18. Georgia-Ossezia 2.800 morti dal 1991
19. Algeria 150 mila morti dal 1991
20. Costa d’Avorio 5 mila morti dal 2002
21. Nigeria 11 mila morti dal 1999
22. Ciad 50 mila morti dal 1996
23. Sudan-Darfur 250 mila morti dal 2003
24. Rep.Centrafricana 2 mila morti dal 2003
25. Somalia 500 mila morti dal 1991
26. Uganda 20 mila morti dal 1986
27. Congo R.D. 4 milioni di morti dal 1998
28. Colombia 300 mila morti dal 1964
29. Haiti 1.500 morti dal 2004
Tante, troppe, infernali.
E il guaio è che la quasi totalità delle guerre che citi viene cacata zero da USA, pacifisti, media.
emma mail