Only happy when it rain

uno specchio e una forchetta - di michele pedrolli

Dopo la pioggia, camminare nelle strade solitarie di una città ancora addormentata e vuota, è quasi liberatorio.
I raggi del sole attraversano la mia ombra e la disegnano lunga sull’asfalto e scopro i ciuffi di capelli ribelli verso l’alto ai lati.
Qualche vecchietto col cane, i negozi chiusi.
Ricordo una mattina d’agosto a Roma, nella mia vecchia casa nel quartiere africano. Cercavo un bar disperatamente per far colazione e un giornale da leggere.
Mi ritrovai in un bar con un egiziano sorridente che mi faceva il cappuccino e una copia di uno di quei giornali da metropolitana di una settimana prima fra le dita.
Di noi conosciamo solo quello che vediamo.
Ciò che vedono gli altri ci sfugge, anche se vorremmo saperlo.
Ed è per questo che in certe fotografie scopriamo alcuni lati di noi ed alcune espressioni che non conoscevamo.
E scopriamo che al di là di ogni nostra comprensione la faccia che ci restituiscono è solo di qualcuno che ci somiglia.
Ma di brutto.
(E.)

qui la canzone
Published in: on agosto 7, 2008 at 9:22 am  Comments (14)  
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14 commentiLascia un commento

  1. Ed è anche per questo che odio essere fotografato. L’altro motivo me l’ha spiegato una volta lo psichiatra, ma non l’ho capito bene.

  2. Stamattina ho beccato un ingorgo bestiale, a Roma, a riprova di come sono cambiati i tempi: ora anche questa e’ diventata una citta’ che non dorme e non riposa mai.
    Parla decine di lingue e spesso per farti capire devi parlare in inglese!
    Progresso (che a me piace, peraltro) 😉

  3. rip quindi non hai nemmeno il tuo profilo migliore? che peccato!
    medita, non so se sono cambiati i tempi, qui a Milano si dice che qui si fanno le vacanze intelligenti.
    Salvo poi ritrovarsi tutti, intelligentissimi, al casello alle cinque del mattino!

  4. A Cagliari non piove quasi mai; da noi, la pioggia è poco più di uno spettacolo televisivo.
    Ma almeno, quelle poche volte che piove la gente perde quell’apatia mista ad inconcludente battutismo (brutto neologismo, lo so).
    Il problema è che allora non fanno altro, tutti quanti, che scendere dall’auto e prendersi a crickate in testa.
    Meno male che viaggio in bus.

  5. Credo di averlo, per una semplice constatazione: i profili sono due ed è impossibile che siano perfettamente identici. Quale sia, però, lo ignoro.

  6. Anch’io odio essere fotografato.

  7. Non mi riconosco, nelle foto, mi sento sempre un estranea. A riprova dell esattezza delle tue considerazioni. Ma passo solo per un saluto, da un cel di fronte a un mare caldo come il sangue. Che, poi, la composizione dicono sia quasi identica. Buone vacanze, emma.

  8. in foto si sorride sempre, il classico sorriso da passaporto, vorrei vedere un mia foto con un espressione incazzata. 🙂

  9. Riccardo, anch’io viaggio in bus, quindi sono abituata a vedere scorrere il panorama.
    Rip, ti fotograferò allora 😉
    Offender, ehm, ok fotografo anche te.
    Gians, non sorrido sempre. Parli di foto in posa, te, ehm, non le amo, quindi le considero fuori concorso.
    D, carissima, fa piacere tu sia passata a trovarmi.
    Buone vacanze anche a te. Che di vacanza hai poco, sei piena piena.

  10. sempre meglio le istantanee. 🙂

  11. Dovresti dirmi com’era il cappuccino
    com’era l’egiziano
    e che scriveva il giornale
    che cosa attirò la tua attenzione attrazione sul giornale da metropolitana…
    p.s. quartiere africano? e il quartiere delle mosche atomiche dov’è?
    sempre tuo,
    da

  12. Non mi piace essere fotografata:non mi riconosco mai, o forse vedo qualcosa che non vorrei. Mi fermo qui.
    Parto anch’io per qualche giorno nel paesino toscano in cui ritrovo una parte delle mie origini.
    Ti abbraccio.

  13. A me piace dopo che è piovuto: come l’hai descritto bene. E piace che… Boh! A me gli altri mi vedono sempre nel modo sbagliato. Pazienza.

  14. buongiorno, sono riposata e piena di energie, è l’ultimo giorno.
    gilberto, sono lieta tu sia ripassato a trovarmi; non credo ti vedano nel modo sbagliato, credo che un po’ sia tu che ti mostri così, non credi? a presto
    patrizia cara, ti abbraccio forte e ti auguro un periodo di serenità, fatti accogliere dalle tue radici.
    gians, ognuno ha i suoi gustii.
    darioskji, lo racconterò se capitasse in un’altra puntata, il quartiere africano a roma è sempre quello: abitavo fra via etiopia, via tripolitania e viale libia.


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