
baking - bonita (che ritrae sua figlia) - new zealand
baking - bonita (che ritrae sua figlia) - new zealand
a photo by MarkyBon
Torno, che non mi sono accorta di partire. Torno con un ripieno agrodolce, di quelli che non sempre ci stanno bene. Sull’amatriciana non puoi metterci l’aceto. Torno, cercando nello scorrere sulle rotaie un motivo per essere felice. Ne trovo tanti e altrettanti che negano. In una sorta di lavagna che si proietta sul finestrino aperto sull’appennino. Una lavagna che nelle gallerie mi mostra il mio volto, con gli occhi socchiusi e le luci gialle di contorno. E poi ancora fuori, a cercare segnali, di colore, di nuvole, di uscita. E rincorro le strade, le vedo contornate di erba fresca, di timidi fiori. Rincorro le strade di ponticelli, di bordi accennati, le rincorro e le vedo diventare viottoli, poi sterrati, poi ancora strade, e poi asfalto e strisce di mezzeria. Poi di nuovo ciottolati e morbidezza di salite e discese. Si arrampicano sui monti, tagliano severe la pianura, i campi arati, quelli con le zolle vive, quelli con l’erba alta a cancellare la terra. E immagino dove finiscano queste strade. Perché le strade finiscono, vero? Hanno tutte un posto dove portarsi via. Lo spero per loro almeno.
(E.)
comme coquilles - paolo pizzimenti
(E.)
C’è stata l’eclissi, non l’hanno potuta apprezzare in una Beijing nuvolosa e inquinata. Ci sono giorni in cui le eclissi non paiono così rare, né le piu lunghe del secolo. E poi ci sarà l’eclissi più breve e quella a testa in giù.
Ci parlano di attese di secoli, mai più potremo apprezzarne una come questa. 2132. E ci crediamo, sappiamo che l’unicità ha una valenza personale. Ogni cosa può essere unica.
La prima volta che ho mangiato un gelato tenendolo con la mano sinistra, per esempio. Memorabile. Un solo particolare ed è fatta la differenza.
Ed ecco il sensazionalismo. Quello che mastichiamo come chewing gum. A rinfrescare l’alito di un secolare masochismo, di una millenaria atavica tendenza a non dire il vero. Perché il vero spesso è banale e le novità , anche se non ci sono, possono farci credere di vivere giorni diversi.
Di ballare senza inibizioni di fronte ad un uditorio da raccordo anulare.
O da eclissi anulare.
(E.)
Liquefatto dai giorni che si sommano e col resto non ci compri un francobollo. Calcoli di somme e potenze, previsioni di budget e nulla che torni, nemmeno indietro un saluto, per caso. Uno solo. Singoli pezzi che si staccano e tornano da dove erano venuti. Tutti quanti. Verso la loro casa, la loro origine, il loro letto. Scorrono sul volto le lacrime trattenute, quelle versate, scorrono i giorni scoperti e quelli nascosti, le porte aperte, i giardini staccati di alberi rigogliosi, i frutti fioriti di promesse mai mantenute. Nuotano negli specchi fra le ciglia e si fermano sul mento, sparendo inascoltati per tornare o andare. Per non restare. I coni e i trapezi statici e i prismi di gioie multicolori. I gelati sciolti di estati mai vissute e i secchielli di castelli affossati da onde di calendari strappati e dimenticati. Passano tutti davanti, in sfilata, senza passare dal via. In prigione. E nel mare di pozzanghere specchiare il proprio volto nuovo. Tornato senza cattiverie, senza dolori, senza bugie. Sciolto di burro dolce. E nessuna altra parola.
(E.)
Sono un braccio solo rubato all’umanismo. Non come movimento politico. Che mi sono fatta due risate quando l’ho visto in tivvù. Il partito umanista. Pfui. Umanismo nel senso etico, non politico. Ma anche canismo, gattismo, a patto che non si esageri considerando i nostri animali domestici come soggetti di diritto. Ecco. Mi sento male quando sento parlare certe persone che si dicono animaliste. Torno nei binari. Umanista intendo di formazione. Eppure l’altro braccio è sempre stato ancorato alla scienza. Non che non siano conciliabili, se fossi tuttavia una contraddizione non mi stupirei. Conciliabili se non altro per via del fatto che l’umanismo ai suoi albori, quello panteista per esempio, portò lentamente all’assurgere della scienza come metodo, come strumento. Torno a terra. Formazione umanistica quindi, con abilità scientifiche sopite. Così poco femminili, dicevano. Spesso convinta anche d’essere stata catapultata per caso in questo tempo e in questo posto. Sempre cercato di andare a cercare altro posto più consono, anche, ma nessun posto ho scoperto potesse vestirmi del tutto. In tutto questo caos di intrecci inutili, ne esco subito dicendo che la mia in piccolo è una deriva genetica. Espressione della deriva genetica globale. Deriva nel senso di casualità ma non solo. Nel senso di degenerazione anche. A caso come fogli sparsi, modifichiamo il nostro ordine e le nostre cellule. Affrontando casualmente ma con successo le leggi della sopravvivenza. Quando ci stupiamo degli esemplari derivati da questa centrifuga, prendiamocela con la variazione della frequenza dei geni dovuta al caso. Con una importanza enorme dei flussi migratori, della scelta del partner e del candidato premier.
(E.)
14 luglio
Tags: 14 juillet, ddl alfano, no comment, presa della bastiglia, sciopero blogger, vive la france