la foto è di Neloqua
Un’altra domenica si è sciolta fra le dita. Il solito silenzio rotto dalle solite gocce fuori e dai soliti rumori dentro, misti di pensieri e di negazioni. Di salite e di piedi invisibili che fluttuano in un vuoto di caduta libera.
Come la sensazione di volare, scontrandosi con un madido risveglio di stecche di persiane illuminate.
Come se il tempo, uno qualunque, non volesse arrivare. E invece quello degli altri fosse lì che li aspetta.
E invece il tempo arriva, strafottente, solo che indossa le calosce. Indossa un berretto e la giacca di mezzo tempo.
Un tempo alterno che non molla di un passo. Un dribbling che non so fare.
Io che ci provo sempre a calciare ma ho i piedi palmati. Come se un’oca si dovesse arrampicare.
I risvegli sono contorti, accartocciati come vecchi scontrini in fondo alle borse.
Ingialliti dalla luce puntuale che si scontra con le cornee.
E il giorno è sempre lo stesso, nelle scarpe sotto al letto, nell’orologio da indossare.
Eppure ogni giorno mi parla. Come un amante. Con le parole più nuove.
E ascoltarle cancella quelle sognate e quelle pensate prima di dormire.
Ardesia e gesso.
(E.)