Accade quando si cade. Che il tempo pare sia trascorso senza lasciare traccia dietro di sé. E il presente non è più come quando lo immaginavi futuro. Che il futuro non esiste, non è più. Non ha sogni da portare con sé, non ha favole da raccontare, non ha storie fantastiche cui avvinghiarsi. Quell’attimo che dura un soffio, quando tutte le foglie intorno sono cadute e il tappeto rossastro pare fresco e ancora vivo. Quel momento è già passato. Non hai fatto in tempo a raccoglierlo che è morto. Ha esalato il suo ultimo respiro, ha fatto la sua rivoluzione. La rivoluzione silenziosa di chi osserva cadere. Di chi guarda impassibile quella perdita del mondo tutte le volte e si copre il volto, perché non ha più nulla da desiderare. E l’attimo esatto quando si avverte che si sta per cadere risulta chiaro tutto, per un istante. Ciò che si sarebbe potuto fare, il dolore della caduta, la voglia di afferrare una maniglia e restare appesi. E in quell’istante, sotto la doccia, con la tempesta di gocce, con i piedi scivolosi, rinascere. Senza cadere fare la rivoluzione. Una piccola.
(E.)