Propositi di inizi che tardano ad arrivare, trascinati su strade che non vogliamo più percorrere, ci piacerebbe prenderne una diversa una volta e vedere dove ti porta. Accontentarsi. Che pare un miracolo quasi, che significa che già qualcosa si ha e allora non si può chiedere oltre. Decadenza intellettuale. Decadenza. Come prescrizione, come perdita, come allontamento. Gli uomini invecchiano, si deteriorano, terminano. E quindi basterebbe riuscire a distinguere l’essenziale dal superfluo per smettere di perdere tempo con inutilità e prendere tutto il tempo che abbiamo e farne qualcosa di buono. Che il tempo non lo acciuffo nemmeno se corro da forsennata. Che se tutte le mattine trovo lo stesso sguardo allo specchio forse dovrei far qualcosa per cambiarlo. Cambiare punto di vista, liberare qualche scaffale, fare una cernita dei vestiti e tuffare tutto come un biscotto da thè nel tempo che rimane. Fare spazio per il tempo che rimane. E camminare apparentemente come gente ordinaria senza il tempo che soffia intorno.
(E.)