Alef-bet

la foto è di auro – playing with my past

Ci sono libri da cui non ci si vorrebbe staccare.
Come dal sonno, quando ti parlano sopra, ed è la sveglia.
Capitomboli di pensieri, rotolanti, come biglie impazzite dopo un lancio a casaccio.
Ruscelli di parole si srotolano davanti agli occhi.
Si inumidiscono di freschezza e di raggi di sole si scaldano.
Parlano i libri. Parlano lingue che non conosciamo spesso e qualcuno deve tradurceli.
E portarci nella sua lettura del letto.
Come se ci disegnassero i pensieri.
E certe volte i bambini hanno ragione.
I libri sono come i sogni. Non sono veri.
Sono come dei disegni nel cervello.

(E.)

Published in: on febbraio 27, 2009 at 9:01 am  Comments (8)  
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Monologhi e masochismi

Perché ho il sospetto che dentro la tua anima illuminata e bella ci sia un qualche buio angolo piccolo borghese, come talvolta si trova nelle drogherie, dove si accatastano vecchie scatole di conserva.
Un angolo che si accontenta e che ti fai bastare.
Come quando assapori il dentifricio che ti piace di più.
Per tutte le volte che compri gli altri per punirti. E perché proprio il tuo favorito possa piacerti di più.
L’angolo piccolo borghese dicevo.
Un angolo in cui trovi il tuo spazio, della tua misura. Comunque siano le pareti e ti lasci accogliere.
Così, senza fiatare.
Un angolo piccolo borghese.
Che non va in paradiso. Perché non è la classe operaia.

(E.)

Published in: on febbraio 25, 2009 at 8:25 am  Comments (6)  
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Palloncini

la foto è di Ghiro60

Le cose belle devono essere inafferrabili.

Sapere di poterle avere quando si vuole, poterle imprigionare, vuol dire ferirle, ucciderle. Far loro perdere la bellezza. Lasciare che essa sfiorisca come un fiore reciso, precocemente.

Sapere invece di poterle riincontrare prima o poi, consapevoli della loro esistenza al mondo, è una sensazione piacevole. Trovarla e fare tesoro di questa netta emozione è cosa rara, ma di una pace indescrivibile.

La prima naturale tentazione di fronte alla bellezza è di scovarla, di averla,  di trattenerla. La seconda  di mostrarla a chi si ama per farla riamare di ritorno, perché la condivisione è parte della conoscenza, rende la conoscenza conoscibile.

E invece basterebbe lasciarla solo andare ed imprimere il suo odore,  aspetto, colore nella mente prima di vederla sparire. Liberarsi dell’egoistico afflato. Del sistematico bisogno di avere e lasciare andare il colpo, mollare, sciogliere le dita e lasciar scivolare via.

Salutare la bellezza, lieti di averla incontrata e lasciarla tornare a mescolarsi col mondo. Salutarla senza sapere se mai si rivedrà.

(E.)

Published in: on febbraio 23, 2009 at 9:20 am  Comments (11)  
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Il coraggio

Il nostro microcosmo. Qui nuota l’universo intero, o almeno quello che pensiamo sia, l’universo. Quello che ci hanno ritagliato o che ci siamo presi. Insomma quello, quello lì che se metti una mano davanti puoi contenerlo tutto, ti ci sta dentro.
In Guadalupe non ci siamo, quindi non importa se si sparano.
La televisione ci dice che dobbiamo avere paura e sul bancone della farmacia, in bella vista, un cartone semivuoto di spray al peperoncino.
L’uomo del ghiaccio entra sbuffando, parla di albanesi o rumeni, non so più nemmeno di chi. Ce l’ha con tutti.
Stanotte guardavo il soffitto, cercavo di placare il fuoco nelle mie budella, senza successo, e cercavo di unire tutti i punti e di vedere che disegno appariva.
E` comparsa solo una coda di stelle, che era solo il riverbero di un led dimenticato acceso.
Canta che ti passa. La notte si dimenticherà di tutto questo e se ne andrà via.
Lo sciacquone smetterà di svegliarti appena hai preso sonno e le gambe ti reggeranno quando cercherai di raggiungere la strada di casa al buio.
E ti sveglierai comunque, anche senza esserti addormentato.
Che se hai il coraggio di dormire con tutto quello che hai lasciato indietro, allora il coraggio di svegliarti lo trovi.
(E.)

Published in: on febbraio 18, 2009 at 10:23 am  Comments (5)  
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Sabato domenica e lunedì

-scatto di Küyen-

Ogni fine ed ogni inizio.
Pagare dazio. Una felicità dev’essere anche un dolore. Ogni inizio segna una fine, e viceversa.
Sono frasi fatte, espressioni matematiche con leggi da sfigati, probabilità e imprevisti, andare subito in prigione senza passare dal via.
Ci sono giorni in cui le parole sono sguaiate e per alcuni versi non c’è motivo lo siano.
Eppure vengono così, senza chiedere il permesso.
La prego di passare prima alla cassa a fare lo scontrino.
Caffè macchiato? No, nero, amaro.
E lunedi rotola così, con le gambe molli, con tutti i motivi del mondo per essere così.
Eppure quasi tutti lo sono stati. E lo saranno.
Vedere su un piccolo schermo le sue dita e i suoi capelli è un’emozione. Nel frattempo la fiamma vacilla, danza prima di morire.
Si nasce e si muore. Spesso la vita taglia e attacca contemporaneamente, per equilibrare il caos. Per essere parca. E mentre Cloto da, Atropo leva.
E Lachesi non ho mai capito cosa ci stia a fare lì, sul fuso.
(E.)

Published in: on febbraio 16, 2009 at 9:51 am  Comments (3)  
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Ermetici ed energetici

millumino2009

Temo che sprecare sia una delle cose peggiori possiamo fare.
Spegnere la luce trovo sia necessario, direi anche doveroso.
Il mattino di ungaretti e il pomeriggio di caterpillar.
Alle diciotto spegnete le luci. Spegnetele e guardate il cielo, finalmente.
Che a quell’ora non sarà del tutto scuro e scoprirete sorgere le stelle.
In tempi austeri come questi, in tempi in cui non siamo liberi più di fare niente, almeno concediamoci di spegnere la luce.
Spegnamoci tutti insieme e proviamo ad accendere qualcos’altro.
Gratis.

(E.)

p.s. qui trovate l’iniziativa e qui frankie hi nrg e il suo singolo per l’occasione

Nuvole in corsa

bnctony

BCNTONY si esprime nella foto intitolandola “les experts paris”

Penso alle cuffie di te che corri. E al mondo vento intorno, al mondo fratello e sorella, al mondo nemico che soffia nelle tue orecchie.
Penso a quell’altro te che scorre nelle mie vene, senza saperlo. Scorre e diventa altro, ma diventa e già questo è tanto.
Penso a tutti i te che nuotano nei laghi dei miei occhi, impossibili da afferrare, nei mulinelli dei pensieri sciolti nelle palpebre.
Penso a quanti te avrei costruito se avessi saputo.
Penso che questo mondo sia troppo crudele per sprecare congiuntivi e congiuntiviti.
Penso che la crudeltà si misuri in decibel e dai decibel venga cancellata, sotto lacrime finte e pregiudizi, sotto nuvole soffiate e allungate, sotto cieli stellati inaspettati.
Ho scritto il mio testamento. Quello della mia vita. Senza averi, perle e libretti di risparmio. Piuttosto ti risparmio la pena di aprire il vuoto. Ho disposto della mia vita perchè nessuno possa dire che non volevo e invece voglio.
(E.)

Published in: on febbraio 11, 2009 at 9:27 am  Comments (8)  
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Dentro ogni casa

righe-di-pioggia

sotto la foto di Könrad, la musica di Pacifico

Torno al purgatorio, tanto bistrattato, terra di mezzo, che in fondo è il luogo che ci assomiglia di più.
E nel purgatorio mi muovo, tutti i giorni.
La sera in particolare mi accorgo delle sue forme e delle sue ombre. E di come si muove fra le palpebre dei nostri giorni, che si assomigliano tutti, ciechi e muti, come tombini grigi sotto la neve.
Mi volto nel buio. Dai riflessi del finestrino posso vedermi. Miope e senza contorni precisi.
Ma mi vedo. E paio bambina, con queste luci bugiarde.
Vedo le labbra sottili e il contorno degli occhi. Il profilo di tre quarti, che non è un profilo, e una flebile luce dalle pupille scure.
Poi solo gocce in righe e il mondo lì fuori.
E un dolce tepore di tartaruga.
Io e la mia casa con me.
(E.)

Published in: on febbraio 4, 2009 at 11:10 am  Comments (21)  
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Touchdown

Nelle notti delle nostre attese, quelle notti in cui si tace sotto la neve silenziosa fuori dalle nostre finestre, in quelle notti in cui pensiamo di non essere stati mai e di avere sempre aspettato fosse, come in una perenne alba.
E in quelle notti, in cui lo specchio e i denti sono gli stessi, in cui se ti volti indietro trovi le solite scarpe sul tappeto e i teli azzurri puliti sulla cesta nel solito posto, in quelle notti proprio vorresti mettere altre scarpe e uscire.
Con le spalle imbottite per yarde e yarde. Senza lanci, come un running back.
Correre fuori.
Io di football non ci ho mai capito niente e nella corsa di resistenza non sono buona.
Ma di correre ogni tanto mi viene voglia.
Di sentire le narici nel vento e il freddo che si scioglie sulle guance.
E, alla fine, sfondare la linea.
Che è anche ora.

(E.)

Published in: on febbraio 2, 2009 at 11:12 am  Comments (8)  
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