Scrivevo bene.
L’ho realizzato come una sorpresa, come uno scroscio di pioggia improvviso mentre sei distratto.
Ho seppellito questo da tempo, ho provato a tornare da venti contrari e ragnatele di nebbia.
Ma non è bastato volere. O non volevo abbastanza.
Questo era il mio sogno. E seppellire i sogni non è facile, ci provi, piazzi un mucchietto di foglie secche e terriccio e speri di non vederli. Ma poi sono lì, il vento e il sole li hanno riportati alla luce.
Il dolore, le risa, le voci fuori, le dita che scorrono distratte su libri che non hai dimenticato.
Ho sepolto parole, persone, viaggi, ricordi. Ho sepolto slanci.
L’ho fatto per sopravvivere a loro. Non so. L’ho fatto.
E dopo un traguardo molle e facile da raggiungere, che non lo cerchi ma arriva, le gambe sono ansiose di continuare a correre.
Scorrere. Ho continuato a farlo in questi anni.
Trasformandomi in qualcuno che mi somiglia, che porta i miei vestiti, i miei occhiali.
Ma che non sono io.