Rane che sognano l’oceano

Voliera per umani – rami e fil di ferro – Giovanni Mauri – Monza

Dieci anni fa scrissi un pezzo con questo titolo.
Le emozioni erano diverse, mi nutrivo diversamente, mangiavo politica, pane e trincee. Erravo nel divenire e riconoscevo lo stato di mutazione in cui spesso al risveglio rischiavo di non trovarmi più.
Covavo l’intima consapevolezza dello zingaro di città, nomade dentro ma convenzionalmente legato ad una dimora, mentre nella trasformazione l’anima d’airone perdeva l’agilità del volo, smarriva l’istinto del mare, del cielo, della libertà.
Col tempo ho del tutto perso la fiducia nelle parole giustizia, autonomia, verità.
E ho sempre più occupato il mio corpo con la certezza dell’utopia di essere padroni di sé stessi, riconoscendo l’umano essere di galline, che degli uccelli hanno solo le ali atrofizzate.
L’umana natura di quadrupedi eretti che adoperano poche bracciate per attraversare il fiume, ma che non sanno cosa si nasconde nel fondale, quale paradiso o inferno stanno cercando di superare.
E, dopo lo spunto del Pigi Battista e del suo memorabile articolo “reati e disgusto” nel quale si scaglia rabbioso contro i bloggers, contro la necessità di gogna a tutti i costi , sono immediatamente diventata border line, sboccata e definitivamente condannata a soffiare sui miasmi del qualunquismo. Tracimo qualunquismo a tal punto che nonostante sia consapevole che tutti ci accontentiamo di surrogati che ci possano restituire l’illusione di poter contare, di poter alzare la testa ed essere visti, lì in mezzo agli altri, mentre tutto scorre intorno, nonostante cerchiamo di compiacerci, nella ricerca di questa natura che ci restituisce allo specchio solo presunti animali sociali, che della società e socialità hanno bisogno per essere, per contare e per respirare, ma che della solitudine hanno il loro spettro più grande, la loro aberrazione, nonostante tutto questo temo di non essere cambiata così tanto.
Anche se navighiamo in acque stremate e inspiriamo aria respirata più volte.
Anche se continuiamo a gracidare, sapendo che il nostro stagno non è l’oceano.
Non possiamo lasciare ad altri di decidere della nostra vita.
I film di solito li scegliamo.
Il resto è da scrivere.

(E.)

musica per le mie orecchie
Published in: on gennaio 23, 2008 at 11:00 PM  Comments (21)  
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21 commentiLascia un commento

  1. Questa è la nostra vita..
    http://it.youtube.com/watch?v=aJt-YgJOnPE&feature=related
    Per te..
    Un pensiero.. un dono.. un ricordo.. un affetto.. una vita..!!

  2. lasciare ad altri di decidere della nostra vita?? non ci penso proprio, me la scrivo da solo!!!
    ps: musica per le tue orecchie: ramsey lewis

  3. io, rana perfetta (la faccio che è una bellezza) scelgo anche film sbagliati, non sempre (ieri “Irina Palm” da consigliare a tutti).
    vorrei stare nel mio stagno, appagata come dopo un bel film..non sempre ci riesco, e allora non ne scrivo, o ne scrivo poco.
    le rane sono un pò solitarie talvolta

  4. no, non possiamo lasciare scegliere ad altri…. ma a volte l’impresa è talmente enorme che dopo essermi agitata ed aver alzato parecchi schizzi, me ne torno nel mio pacifico angolino d’acqua ferma… non può andare avanti così…

  5. ma si…lasciamoglielo credere!!!

  6. e…
    uau.

  7. Battista ci prende solo per il culo (oops…si può dire Battista?) perchè lui scrive le stesse cose ma è considerato un maestro di pensiero e viene profumatamente pagato. Tu continua a zingarare con qualunquismo (-:

  8. Sul qualunquismo si esercita l’arma del dileggio, della minimizzazione del problema dell’esercizio corretto del potere. Come se il malessere non esistesse ovvero, fosse fisiologico. Ripensando alla mia vita, ai molti errori compiuti, ma anche agli entusiasmi, forse la cosa a cui tengo di più è la capacità di prendere ancora posizione, di schierarmi. Certo penso di più a me stesso, anche per età, ma non riesco ad esaurirmi in me. Molto è stato bruciato: ideali, convinzioni di cambiamento radicale, spesso speranze, eppure chi non è scivolato nel cinismo è ancora lì a chiedersi perchè si muore sul lavoro, perchè essere laici è difficile, ecc. ecc.. Mi indigno ancora, anche se penso molto a me stesso, ai miei sentimenti. Non mi pare tutto eguale e non accetto che il malaffare sia una consuetudine tollerabile. Ho l’impressione Emma, che le strade che portano al mare siano costellate di solitari sociali che non si accontentano dello stagno, ma forse fa parte della fisiologia della rana che di notte canta in coro alla luna e di giorno salta impavida.

  9. Splendido “Irina Palm”…
    Consiglio anche “Couscous”, se riuscite a resistere ai primi 40 minuti.
    E poi ognuno si faccia i film che vuole… 🙂

  10. @george io cous cous l ho visto. per sbaglio.
    avrei preferito alvin.
    poi ho scritto un post. cieca.
    che mi ci hanno telefonato perchè Non ti si può più leggere con ste cose tristi.

    fatti i film. non farti male.

  11. e così sia.. Scrivi Emma, scrivi forte, che a qualunquare non ci riesci.

  12. non c’è nessuna rassegnazione in ciò che scrivo
    (lo so che in molti lo avete capito, ma lo scrivo per chi non lo abbia afferrato, per colpa mia s’intende, della infelice penna rabbiosa che ho)
    si tratta di voglia di fare
    e di respirare
    e di rivendicare
    (e in questo periodo sembra si debba sudare di più)
    il riferimento ai “film” era puramente casuale

  13. Carissima Emma, sono in completa risonanza 🙂
    Sul che fare, mi veniva la storiella delle due rane che cadono nel bidone di latte: una si scoraggia e si lascia annegare, l’altra continua a cercare di uscire nuotando e quando le forze l’abbandonano ed è convinta di morire, viene invece sostenuta dal latte diventato burro grazie ai suoi movimenti. resistere resistere resistere, prima o poi cambierà (cambieremo) la storia.

  14. le rane sono estinte o in via di estinzione, quindi è già una bella utopia sentirsi rana, che sogni l’ocenao poi o solo il mare adriatico è qualcosa in più, io sono un sognatore dalle pinne tarpate, e non mi resta che ingollarmi fiaschi e fiaschi di qualunquismo, che mi pare l’unica verità, ahimè, ahinoi… hic hic

  15. Pierluigi Battista
    Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

    Pierluigi Battista (Roma, 3 luglio 1955) è un giornalista, scrittore, conduttore televisivo e vicedirettore del Corriere della Sera italiano.

    Laureato in lettere moderne nel 1978 all’Università La Sapienza…. nel 1996 accetta la proposta di Giuliano Ferrara ed è suo vice a Panorama.
    Nel 2004 conduce il programma di approfondimento su RAI Uno Batti e Ribatti.
    Dal 2005 è vicedirettore del Corriere della Sera con delega sulle pagine culturali. Conduce la trasmissione televisiva di La7 Altra Storia.

    Ora siamo ben consapevoli che un giornalista approdi alla vicedirezione di Panorama prima e del Corriere della Sera poi (per non parlare delle conduzioni di programmi televisivi, verò Saccà?), per soli meriti professionali. Lasceremo, noi bloggers, le squisitezze dell’insinuazione a ben altre penne, tuttavia TALI MERITI E CAPACITA’ paiono labili scorrendo l’articolo del fine sapiente: possiamo leggervi, tra l’altro, che “l’inchiesta anti-Mastella [anti-Mastella???]” è connotata da un “eccesso giustizialista” che contiene un “evidente malanimo nei confronti del nemico politico”. Se ne deduce che Pierluigi Battista ha letto tutti gli atti dell’inchiesta, scoprendo che è condotta non da un magistrato bensì dalla segreteria di qualche indeterminato partito. E via disinformando, lui, il dotto.
    Dunque pare giunto il momento di prendere le distanze dai disinformatori di professione, dai diffamatori in servizio permanente effettivo, dai nemici al contempo del popolo e dello stato. Eh sì, non è che ti si possa definire altrimenti, caro Pierluigi Battista, perchè le tue non sono opinioni, sono mistificazioni.
    Ciò detto, e mi scuso Emmina perchè mi sono dilungato, mi auto denuncio come rana che sogna l’oceano, ma che chiede che le vengano almeno lasciati lo stagno e il gracidare. Gracidare è giusto e necessario, ne abbiamo bisogno. Insomma, come la voliera di Mauri e la tromba di Miles, anche il nostro gracidare appartiene alla pòlis. E serve. Poi, magari all’oceano ci si arriva.

  16. ti leggo, leggo l’articolo (che mi era pure sfuggito, mannaggia che mi ero persa!) e mi viene in mente pasquino, si proprio quello delle pasquinate.
    in fondo i blog, alcuni almeno, sono anche questo, spine nel fianco dei potenti, contro il nepotismo e l’arroganza, attraverso lo strumento, sempre potente, dell’ironia.
    i blog pizzicano e lasciano il segno.
    anche ai giornalisti, investiti della sacra funzione della formazione dell’opinione pubblica. i blog li espropriano.
    mia cara rana, mi sento tanto border line e mi ci trovo pure bene.

  17. … sul limite.

  18. mp, io mi muovo speriamo il burro non si formi su marte visti i tempi( la farfalla che sbatte le ali qui e il tifone in giappone… 😉 )
    impollinaire, no, la scelta qualunquistica proprio no, allora sei fra quelli che insulta Battista?
    ramone, grazie
    d., cara, per fortuna non siamo sole.

  19. C’è qualcuno che insulta Battista? Bene.

  20. davvero un bel pezzo Emma. Non ho pero’ trovato la vena qualunquista; devi impegnarti maggiormente. E un bel gracidare.

  21. dio mio, Emma,
    cos’altro ci dovremo inventare per non avere un attacco d’asma al minuto?
    povere rane…avrebbero pur meritato un sogno migliore…
    Tereza


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